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Da Bitpanda
26.09.2025
Gli asset cripto (AC), come nuova classe di investimento, hanno suscitato un forte interesse, non sempre in senso positivo. Una delle critiche più frequenti riguarda i temi della speculazione e della volatilità (S&V), spesso accusate di penalizzare gli investitori, soprattutto quelli retail. Nel dibattito pubblico tradizionale, infatti, gli asset cripto vengono generalmente etichettati come strumenti ad alto rischio, da evitare o comunque da sconsigliare. Questa visione, però, tende a ignorare le opportunità che il settore può offrire. Sorgono quindi alcune domande: qual è la realtà dei fatti? Le critiche alla natura speculativa e volatile degli asset cripto sono davvero fondate? Si tratta di caratteristiche uniche di questo mercato o comuni anche ad altri ambiti finanziari? E soprattutto: stiamo considerando davvero il quadro complessivo? La serie “Mythbusters” del blog Bitpanda intende fare chiarezza in modo obiettivo, per permetterti di prendere decisioni consapevoli. Entriamo nel dettaglio!
Quando si tratta di denaro, le emozioni spesso prendono il sopravvento sulla razionalità, rendendoci più inclini al pessimismo. Sebbene termini come “speculazione” e “volatilità" evochino immediatamente sensazioni di incertezza e pericolo, la realtà è ben più complessa e articolata. Per questo è utile approfondire questi concetti chiave.
Secondo Investopedia, la speculazione è:
“L’atto di effettuare una transazione finanziaria che comporta un rischio sostanziale di perdita di valore, ma che offre anche la prospettiva di un guadagno significativo o di un altro beneficio rilevante. Con la speculazione, il rischio di perdita viene compensato dalla possibilità di un guadagno sostanziale o di un’altra ricompensa.”
La volatilità, invece, viene descritta come:
“Il livello di incertezza o di rischio legato all'entità delle variazioni nel valore di un titolo.”
Il rapporto tra speculazione e volatilità si manifesta attraverso le oscillazioni di prezzo, in particolare la loro entità e rapidità, e nell’attitudine di chi cerca guadagni potenzialmente superiori accettando, al contempo, la possibilità di perdite più consistenti. Speculazione e volatilità implicano entrambe un livello elevato di rischio, tuttavia il loro impatto dipende sempre dal contesto. È bene ricordare che non si tratta di fenomeni confinati al mercato cripto. Speculazione e volatilità sono infatti caratteristiche intrinseche a numerose attività umane: dai mercati finanziari alle iniziative imprenditoriali, fino alle decisioni quotidiane. Non sono dunque un’esclusiva degli asset digitali. Al contrario, questi due aspetti rappresentano elementi comuni a qualsiasi forma di investimento, indipendentemente dal mercato o dalla classe di asset. A determinarne l’impatto concorrono diversi fattori: la natura dell’asset, le tendenze emergenti, il contesto economico e, non da ultimo, la componente psicologica.
Nel dibattito pubblico viene spesso trascurato un elemento fondamentale: la capacità degli investimenti di generare opportunità. Questo tema tende a passare in secondo piano perché, a livello psicologico, la percezione della perdita è più intensa di quella del guadagno. In realtà, le possibilità di crescita, anche sostanziale, del valore possono compensare perdite e rischi iniziali, a patto che siano accompagnate da opportune strategie di gestione del rischio. Il meccanismo è simile a quello di un’impresa che decide di entrare in un mercato incerto o di lanciare un prodotto innovativo: in caso di successo, otterrà un vantaggio competitivo; in caso di fallimento, subirà delle perdite, ma ne trarrà anche insegnamenti utili per il futuro. Ed è proprio per questo che la gestione del rischio risulta decisiva.
Le critiche rivolte alla speculazione e alla volatilità degli asset cripto tendono spesso a essere unilaterali. Il mercato viene infatti etichettato come rischioso, ma raramente si mette in luce l’altro lato della medaglia: le opportunità che può offrire. Vediamo insieme alcuni dei principali vantaggi e svantaggi da considerare.
Pro:
Protezione dall’inflazione e conservazione del valore: gli asset cripto attraggono anche chi solitamente sarebbe meno propenso a investire, soprattutto in contesti caratterizzati da bassi tassi di interesse.
Strumento informativo: i movimenti di prezzo e di mercato offrono indicazioni preziose su valutazioni, performance e condizioni economiche.
Canale per nuovi investimenti e finanziamenti: rappresentano un’opportunità di sostenere progetti innovativi e trasformativi, ad esempio nell’ambito del capitale di rischio o “venture capital”.
Decisioni più consapevoli e ponderate: spingono a un’attenta valutazione del rischio, a un’adeguata due diligence e a un approccio più prudente negli investimenti.
Maggiore partecipazione: stimolano l’interesse verso l’investimento e favoriscono la partecipazione retail grazie all’introduzione di prodotti nuovi.
Educazione finanziaria concreta: il settore cripto incentiva lo studio della scienza monetaria e dei principi d’investimento. Per comprendere la nascita degli asset cripto è infatti necessario considerare la storia della moneta e alcuni concetti chiave, come il valore dell’oro, i tassi d’interesse e l’inflazione, aspetti che confermano l’importanza di una solida educazione finanziaria.
Contro:
Instabilità e rischi elevati: la maggiore volatilità può generare timori e spingere a reazioni emotive. È quindi fondamentale comprendere i meccanismi di mercato e le caratteristiche specifiche dell’asset in cui si investe.
Manipolazioni e truffe: i mercati emergenti, in particolari quelli tecnologici, risultano più esposti ad abusi e comportamenti illeciti. Diventa perciò essenziale adottare misure di precauzione, muoversi con prudenza e applicare strategie di protezione. Un approccio equilibrato, che non punti al “guadagno veloce”, riduce notevolmente i rischi.
Perdite più elevate: rispetto ai mercati tradizionali, le perdite possono essere più consistenti, sebbene spesso si tratti di flessioni temporanee o non realizzate. Infatti, una perdita si concretizza solo al momento della vendita in perdita. Con una prospettiva di lungo periodo, invece, pazienza e costanza possono portare a risultati positivi.
Sebbene gli svantaggi possano apparire scoraggianti, è bene ricordare che il rischio è parte integrante di qualsiasi mercato finanziario, anche di quelli più consolidati come azioni e materie prime. Per un investitore, saper gestire la propria tolleranza al rischio è un requisito imprescindibile, valido non solo negli investimenti ma in molti aspetti della vita. Alcuni di questi svantaggi possono essere interpretati come un vero e proprio “costo d’ingresso”: piccoli sacrifici o difficoltà nel breve termine che, se affrontati con disciplina, possono tradursi in benefici nel lungo periodo. È lo stesso principio che troviamo in altri contesti, come l’allenamento in palestra: lo sforzo immediato porta a miglioramenti duraturi per la salute.
Il caso dell'università di Harvard è emblematico di come, a volte, la percezione negativa del mercato cripto basata su volatilità, speculazione e incertezza, possa offuscare le opportunità reali. Nel 2018 Kenneth Rogoff, professore dell’università ed ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, dichiarava:
“Tra dieci anni Bitcoin varrà solo una piccola frazione del suo valore attuale… Mi sembra molto più probabile vederlo a 100 $ piuttosto che a 100.000 $”.
Paradossalmente, oggi Harvard risulta detenere circa 117 milioni di dollari investiti in un ETF su Bitcoin, superando perfino le partecipazioni in colossi come Google e Nvidia.
La risposta è semplice: no. La differenza tra asset cripto e strumenti tradizionali come azioni o materie prime riguarda soprattutto l’ampiezza delle oscillazioni di prezzo e la loro sensibilità agli eventi di mercato. Mercati più maturi, come quello azionario e delle materie prime, presentano in genere una volatilità inferiore, ma non sono certo immuni da dinamiche speculative.
Basti pensare al Venture Capital (VC): investire in nuove imprese e mercati emergenti è, per definizione, altamente rischioso. Non esistono rendimenti garantiti, ma pura speculazione. I dati parlano chiaro: tra il 70% e il 90% delle start-up non genera ritorni o fallisce. Inoltre, gli investimenti in VC sono notoriamente illiquidi, con capitali immobilizzati per periodi che vanno dai 5 ai 10 anni o più. Eppure, tali investimenti continuano a essere incoraggiati come volano per l’innovazione. Allo stesso modo, altri asset considerati tradizionali possono presentare caratteristiche speculative e fortemente volatili: dai penny stock alle IPO, dal forex trading (speculazione e arbitraggio sulle valute fiat) ad alcuni indici azionari, fino a specifici titoli tecnologici.
Un altro esempio significativo riguarda la lotteria e il gioco d’azzardo, pratiche molto diffuse nella società contemporanea. Si tratta di attività speculative, volatili e potenzialmente in grado di generare dipendenza, ma che non subiscono lo stesso livello di scrutinio né vengono scoraggiate quanto gli investimenti in asset cripto. Eppure, investire nei mercati cripto significa destinare capitale a un progetto tecnologico o, in alcuni casi, a iniziative innovative. Lotterie e gioco d’azzardo, invece, non hanno alcun valore sottostante: rappresentano pura speculazione.
Negli ultimi dieci anni il mercato delle cripto ha mostrato segnali di maggiore stabilità, ma molti asset continuano a essere caratterizzati da un elevato livello di incertezza e rischio. Le fluttuazioni derivano in gran parte dal fatto che l’industria è ancora in fase di crescita, con una normativa in continua evoluzione, scetticismo diffuso nei confronti delle nuove tecnologie e casi di abuso da parte di attori malevoli. Con la progressiva maturazione del settore, tuttavia, è probabile che volatilità e speculazione si attenuino: i movimenti di capitale avranno un impatto più limitato, i mercati diventeranno più prevedibili e la liquidità tenderà a migliorare.
Questa tendenza è già visibile nella crescente adozione delle cripto da parte degli investitori istituzionali, un percorso che ricalca quanto accaduto in altri asset e mercati più tradizionali. Va inoltre ricordato che anche le materie prime e gli asset più consolidati, come l’oro, mostrano comunque un certo grado di volatilità. Infine, è importante considerare che i metodi di misurazione della volatilità e della speculazione possono variare in base all’approccio adottato (ad esempio volatilità implicita vs realizzata). Per questo motivo, occorre prestare attenzione anche alle metodologie, come evidenziato nell’articolo mythbuster dedicato al consumo energetico di Bitcoin.
Nel mercato cripto esistono asset che, pur restando esposti a volatilità, si distinguono per basi tecnologiche e caratteristiche che riducono il rischio di forti oscillazioni. Nel lungo periodo, questo potrebbe portare a una progressiva riduzione, se non alla scomparsa, dei movimenti di prezzo più estremi. Un esempio emblematico è il confronto tra Bitcoin e altri progetti, come altcoin e memecoin. Bitcoin, in quanto nuova classe di asset, rappresenta un caso senza precedenti nella storia: la sua scarsità lo rende idoneo a fungere da riserva di valore digitale. Nel tempo, la sua reazione alle oscillazioni di prezzo dovute ai movimenti di mercato è mutata sensibilmente. Un dato interessante è che, negli anni, il prezzo di Bitcoin ha registrato più fasi di crescita rapida che di cali improvvisi. In altre parole, nonostante i ribassi siano stati consistenti, l’andamento complessivo mostra una maggiore tendenza all’apprezzamento. Vediamo ora alcuni indicatori a supporto di questa dinamica.
1. Volatilità di BTC in diminuzione
L’elevata volatilità iniziale di Bitcoin si è progressivamente ridotta nel tempo (da oltre il 200% a circa il 50-60%). Al tempo stesso, il potenziale di crescita del prezzo è rimasto significativo, riuscendo a compensare anche le oscillazioni più marcate. Persino un calo superiore al 50% rispetto ai livelli attuali può rappresentare un’occasione per aumentare l’esposizione sull’asset.
2. Volatilità rispetto al mercato azionario
Al 31 gennaio 2025 (dati Bloomberg), la volatilità di Bitcoin è pari a circa il 54%, contro il 15,1% dell’oro e il 10,5% delle azioni globali (volatilità calcolata come deviazione standard annualizzata dei rendimenti giornalieri dell’ultimo anno). In altri termini, la volatilità di Bitcoin è 3,6 volte superiore a quella dell’oro e 5,1 volte superiore a quella delle azioni globali. Tuttavia, confrontando Bitcoin con asset tecnologici caratterizzati da elevata volatilità, il divario risulta meno marcato: la sua media annua è soltanto 1,09 volte più alta di quella di Tesla (32,54%) e 1,17 volte superiore a quella di NVIDIA (30,42%) (dati Forbes). In talune fasi di mercato, la volatilità dell’S&P 500 è stata pari o addirittura maggiore di quella di Bitcoin.
Contrariamente alle aspettative di molti, Bitcoin ha evidenziato una crescita in termini di stabilità rispetto ad altri asset. Questo fenomeno si è mostrato evidente soprattutto durante le guerre commerciali sui dazi (ancora in corso alla data odierna). Analizzando i dati: tra il 20 febbraio 2025 e l’8 aprile, l’S&P 500 è sceso del 19% per poi recuperare circa il 29% entro il 3 settembre. Nello stesso periodo, BTC ha registrato un calo del 22-24%, seguito però da un rimbalzo del 46%. Parallelamente, la capitalizzazione complessiva del mercato cripto è passata da 3,19 trilioni di dollari (20 febbraio 2025) a 2,42 trilioni (9 aprile), per poi salire a 3,87 trilioni al momento della stesura, con un picco di 4,17 trilioni registrato il 14 agosto.
3. Le fluttuazioni passate dell’oro
Analizzando le performance storiche di diversi asset, emerge come anch’essi abbiano attraversato fasi di forte oscillazione prima di stabilizzarsi e diventare meno volatili. L’oro ne è un esempio significativo: in seguito allo sganciamento dal dollaro statunitense nel 1971, il suo prezzo salì in modo rapido e tornò a essere liberamente detenuto dopo decenni di restrizioni.
Come accennato, ogni investimento è di per sé rischioso e incerto. Per questo gli investitori devono informarsi, muoversi con cautela, adottare strategie di mitigazione del rischio, stabilire la propria soglia di tolleranza e conoscere a fondo le caratteristiche dei prodotti e dei mercati in cui operano. Occorre inoltre mantenere aspettative realistiche, che includano scenari di successo e fallimento. La disciplina emotiva rappresenta un ulteriore elemento chiave per evitare comportamenti speculativi improntati alla logica del “guadagno immediato”. Un approccio di questo tipo consente di massimizzare le possibilità di rendimento e a ridurre l’esposizione alle perdite, motivo per cui dovrebbe essere promosso.
Un’analisi obiettiva delle critiche più allarmistiche relative alla volatilità e alla speculazione evidenzia che la realtà differisce sostanzialmente dalla percezione comune. Tali dinamiche presentano aspetti positivi e negativi, ma se correttamente gestite possono generare più vantaggi che svantaggi. Un approccio che scoraggi o addirittura vieti gli investimenti in asset emergenti rischia invece di penalizzare il mercato nel lungo periodo, limitando al tempo stesso le opportunità per gli investitori e la crescita dell’imprenditorialità.
Possiamo quindi considerare questo mito… sfatato!
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