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Bitpanda Mythbusters: il consumo energetico di Bitcoin è davvero così grave?

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Da Bitpanda

Bitpanda Mythbusters: il consumo energetico di Bitcoin è davvero così grave?

L’impatto ambientale del Bitcoin è uno dei temi più dibattuti nel mondo crypto. I critici sostengono spesso che il suo consumo energetico sia eccessivo e insostenibile. Ma quanto di queste critiche è basato su dati concreti? E stiamo davvero considerando l’intero quadro? Nella nostra serie sul blog di Bitpanda, Mythbusters, analizziamo i fatti con imparzialità, così potrai farti un’opinione informata. Scopriamolo più da vicino.

“Il mining di Bitcoin è spesso criticato dai media per il suo consumo di energia. Ma per valutare davvero il suo impatto, è necessario andare oltre i numeri superficiali. Le domande più importanti sono: che tipo di energia viene utilizzata, a cosa serve e perché è necessaria?

Le preoccupazioni sull’uso energetico del Bitcoin non sono nuove. Già nel 2017, testate come il World Economic Forum e Newsweek avvertivano che Bitcoin avrebbe potuto presto consumare tanta elettricità quanto gli Stati Uniti, o addirittura l’intero pianeta. Tuttavia, queste previsioni non si sono mai avverate. Oggi, il Bitcoin rappresenta solo dallo 0,07% allo 0,5% del consumo energetico globale (circa 176.000 TWh), una quota relativamente piccola nel più ampio panorama energetico.

Altrettanto superata è l’idea che il mining si basi principalmente su combustibili fossili. In realtà, l’industria si è evoluta rapidamente. Poiché i miner cercano l’energia al costo più basso, ricorrono sempre più a fonti rinnovabili e a surplus energetici che altrimenti andrebbero sprecati. Questa tendenza sta già favorendo la crescita dell’energia pulita, riducendo le emissioni e contribuendo persino a stabilizzare le reti elettriche in alcune aree. Soprattutto, il mining di BTC consente a più persone di accedere all’elettricità e contribuisce ad abbassarne i costi dove l’uso energetico non sarebbe altrimenti economicamente sostenibile.

Quando si parla di consumo energetico del Bitcoin, è importante andare oltre i dati grezzi. Piuttosto che alimentare paure con confronti semplificati (ad esempio con interi paesi), è più utile concentrarsi sul contesto: da dove proviene l’energia e cosa permette di fare. Questo significa comprendere gli obiettivi della rete BTC e l’impatto positivo che può avere.

Ecco alcuni fatti chiave:

  • Circa il 56,2% del mining di Bitcoin è già alimentato da energie rinnovabili, una quota superiore a molte industrie tradizionali.
  • Se il mining di Bitcoin fosse una società quotata nel DAX (indice tedesco dei 40 principali titoli della Borsa di Francoforte), sarebbe tra le prime cinque per performance di sostenibilità, secondo le stime attuali.
  • Le ricerche indicano che circa 70 impianti di mining alimentati da gas di discarica (metano) potrebbero compensare le emissioni a tal punto da rendere l’intero settore carbon negative.
  • In alcune regioni, il mining di Bitcoin supporta l’elettrificazione rurale, contribuendo a stabilizzare le reti elettriche bilanciando domanda e offerta da fonti rinnovabili e recuperando energia che andrebbe sprecata.

Analizziamo più a fondo questo mito per capire davvero cosa comporta il consumo energetico del Bitcoin.

Il consumo energetico del Bitcoin in prospettiva

Il mining di Bitcoin consuma energia: è un dato di fatto. Ma lo fanno anche molti altri settori, spesso su scala molto più ampia. Il settore finanziario globale, ad esempio, utilizza circa 28 volte più energia del Bitcoin. L’estrazione dell’oro non solo consuma di più, ma causa anche danni ambientali ben peggiori per via dell’uso di macchinari pesanti e sostanze chimiche tossiche. Anche i modelli di intelligenza artificiale stanno facendo crescere la domanda energetica, ma raramente provocano lo stesso livello di dibattito pubblico.

Una delle critiche più comuni al Bitcoin riguarda il suo consumo totale di energia, spesso presentato con paragoni con interi paesi. Questi confronti possono sembrare allarmanti, ma sono fuorvianti. Eliminano il contesto essenziale e riducono una questione complessa a un numero ad effetto. Se si applicasse lo stesso metro ad altri settori, come il cloud computing o l’esplorazione spaziale, anche quei dati sembrerebbero preoccupanti.

Ciò che spesso manca in queste discussioni non è solo quanto si consuma, ma perché si consuma. L’energia è alla base di ogni aspetto della vita moderna: alimenta la creazione, le infrastrutture, la comunicazione e il progresso. Lo stesso vale per il Bitcoin: il suo utilizzo energetico garantisce la sicurezza di una rete decentralizzata che consente l’accesso a un sistema monetario al di fuori delle infrastrutture finanziarie tradizionali.

Il mix energetico del Bitcoin a confronto

Il tipo di energia usata per il mining di Bitcoin sta cambiando rapidamente. Secondo il modello BEEST di Daniel Batten e Willy Woo, circa il 56,2% del mining di Bitcoin è alimentato da energie rinnovabili — una quota superiore rispetto alla Francia (24-28%), alla media dell’Unione Europea (44,5%) o agli Stati Uniti (27%).

Confrontare il consumo energetico del Bitcoin con interi paesi, senza considerare l’evoluzione del settore, il suo obiettivo e il valore aggiunto che offre, semplifica eccessivamente il discorso e ignora i progressi in termini di sostenibilità compiuti finora. Di fatto, il mining di Bitcoin è già oggi più sostenibile di molti paesi.

Prendiamo ad esempio la Polonia, recentemente accostata al mining di Bitcoin nei dibattiti sull’energia. Secondo Eurostat, nel 2023 la quota di energie rinnovabili nei consumi energetici finali lordi della Polonia era del 24,5%. Nel 2024, le fonti rinnovabili hanno rappresentato circa il 28,8% della produzione elettrica del paese, trainata principalmente da eolico e solare. Per confronto, la dipendenza del Bitcoin dalle rinnovabili è significativamente superiore.

Il consumo energetico del Bitcoin nel giusto contesto

Quando si osservano livelli elevati di consumo energetico, è importante considerare cosa quell’energia alimenta. L’uso energetico di un paese sostiene numerosi sistemi e infrastrutture, ma non tutti offrono valore economico sostenibile o significativo. Molti non forniscono strumenti di emancipazione economica o sociale diretta.

Il mining di Bitcoin, invece, garantisce la sicurezza e il funzionamento di una rete digitale decentralizzata e resiliente che consente l’utilizzo di un asset monetario alternativo. Funziona come riserva di valore, copertura contro l’inflazione o strumento per accedere a servizi finanziari. In certe aree, può offrire maggiore autonomia finanziaria, in particolare nei contesti colpiti da instabilità monetaria o restrizioni economiche.

L’energia impiegata nel mining rafforza la sicurezza della rete, la protegge da attacchi e garantisce che la creazione di nuove monete resti difficile, analogamente al valore derivato dall’estrazione dell’oro. Guardando al futuro, è importante riconoscere che progresso e innovazione richiedono naturalmente più energia: è una realtà dello sviluppo, non una sua pecca.

In paesi come il Bhutan e El Salvador, il Bitcoin e il mining non sono respinti ma sostenuti. Si tratta di un modo per monetizzare energia isolata o inutilizzata che altrimenti andrebbe persa. Dunque, la vera domanda non è quanta energia venga usata, ma per quale scopo.

TL;DR: Ogni innovazione, dalla stampa all’internet, ha affrontato scetticismo. Il problema non è l’uso dell’energia in sé, ma se il sistema che alimenta apporta benefici reali. Per il Bitcoin, la risposta è sempre più chiara: sì.

Metodologie di calcolo

Comprendere come viene misurato l’uso energetico del Bitcoin è tanto importante quanto conoscere i numeri stessi. Come per la ricerca climatica, i metodi e le ipotesi su cui si basano i modelli influenzano fortemente i risultati. Cosa viene incluso, cosa escluso e quanto sono affidabili i dati sono tutti elementi che modellano le conclusioni. Per questo è fondamentale comprendere e mettere in discussione le basi dei rapporti e dei modelli di dati. Nessuna ipotesi è infallibile al 100%.

Anche modelli rispettati, come quello del Cambridge Centre for Alternative Finance (CCAF), riconoscono chiaramente le proprie limitazioni. Come osserva il CCAF:

“I nostri calcoli non tengono conto di attività che potrebbero ragionevolmente ridurre le emissioni, come l’uso di flare-gas, il mining di Bitcoin off-grid (dietro al contatore), il recupero del calore di scarto o il carbon offsetting.”

Questo ha un impatto significativo sui numeri finali e sulla rappresentazione, e può far apparire il consumo energetico riportato più alto di quanto sia in realtà.

I quadri normativi, inclusi il MiCA dell’UE e i requisiti di rendicontazione sulla sostenibilità, si basano spesso su modelli simili e su esclusioni non sempre specificate. Quando questi modelli trascurano strategie innovative di mitigazione, anche le normative costruite su di essi le ignorano.

Il potenziale di queste soluzioni trascurate è notevole. Il gas di discarica (metano), ad esempio, è un sottoprodotto naturale della decomposizione dei rifiuti organici e può essere riutilizzato per alimentare il mining di Bitcoin in modo più efficiente rispetto a molte alternative diffuse, invece che essere semplicemente rilasciato o bruciato. Le ricerche suggeriscono che appena 70 progetti di mining alimentati a gas di discarica potrebbero rendere l’intero settore del mining di Bitcoin carbon negative.

TL;DR: Nessun modello può catturare ogni variabile. Ecco perché è essenziale interrogarsi su come vengono raccolti e interpretati i dati, comprenderne i limiti e pensare in modo critico a ciò che può mancare nella visione complessiva.

Sprechi energetici oltre il Bitcoin

Per comprendere davvero l’impatto energetico del Bitcoin, è utile considerare dove l’energia viene sprecata altrove. A livello globale, una parte consistente dell’energia viene persa a causa di inefficienze nella produzione, distribuzione e utilizzo quotidiano — dagli elettrodomestici ai sistemi industriali. Solo negli Stati Uniti, circa il 65% dell’elettricità generata si perde prima di raggiungere l’utente finale. Per dare un’idea della portata: risparmiare appena l’1,6% di quell’energia sprecata basterebbe ad alimentare l’intera rete globale di mining di Bitcoin per un anno.

TL;DR: Il contesto conta. Invece di analizzare il Bitcoin in isolamento, dobbiamo considerare come viene usata l’energia nel complesso, quali risultati permette di ottenere e dove esistono opportunità per soluzioni più intelligenti e sostenibili.

Efficienza, mix verde e innovazione nel mining di Bitcoin

Il mining di Bitcoin ha compiuto enormi progressi sia in termini di efficienza che di sostenibilità. Infrastrutture più intelligenti, hardware più performanti e nuove strategie energetiche permettono oggi a molte operazioni di mining di funzionare con energia che altrimenti andrebbe sprecata — sia da fonti rinnovabili che non. Un esempio già citato è il gas flaring (combustione) o il rilascio di metano derivante da estrazione petrolifera o discariche. Invece di liberare metano nell’atmosfera, questo gas viene catturato e utilizzato per alimentare il mining. Ciò riduce le emissioni e valorizza energia inutilizzata.

“La riduzione del metano è la leva più efficace che abbiamo per rallentare i cambiamenti climatici nei prossimi 25 anni e integra gli sforzi necessari per ridurre il biossido di carbonio,” ha dichiarato Inger Andersen, direttrice esecutiva del United Nations Environment Programme (UNEP). In linea con questa visione, anche l’Office of Science and Technology Policy (OSTP) della Casa Bianca ha riconosciuto i benefici ambientali dell’uso di metano isolato e di energie rinnovabili nel crypto mining nel suo rapporto del settembre 2022. In sostanza, il mining di BTC aiuta a monetizzare risorse sprecate o inutilizzate.

Grazie a questo cambiamento, oltre la metà del mining di Bitcoin è oggi alimentato da energia rinnovabile, posizionandolo davanti a molti settori tradizionali. Se fosse quotato nel DAX, rientrerebbe tra le prime cinque aziende per sostenibilità in base al mix energetico.

Nuovi approcci all’uso dell’energia nel mining di Bitcoin

Uno dei maggiori vantaggi del mining di Bitcoin è la sua flessibilità e portabilità. Può operare quasi ovunque, sia collegato alla rete elettrica che in modalità off-grid (non connesso alla rete pubblica), accedendo a fonti energetiche difficilmente raggiungibili o in eccesso. Questa adattabilità ha portato a casi d’uso concreti che spesso passano inosservati:

  • Riciclo dell’energia: Il mining genera calore, e quel calore può essere riutilizzato. In Finlandia, viene impiegato per il teleriscaldamento di abitazioni e locali commerciali. Nei Paesi Bassi e in Islanda, i miner lo usano per coltivare cibo e fiori in serre. Anche i data center iniziano a canalizzare il calore del mining in sistemi di raffreddamento a liquido.
  • Prevenzione degli sprechi: Il mining può utilizzare fonti energetiche isolate o remote. Il gas flaring nei campi petroliferi, ad esempio, produce gas in eccesso che viene solitamente bruciato. Il mining può catturare quell’energia, riducendo gli sprechi e generando entrate. In Texas, questo supporta persino le economie locali. Spesso ciò avviene in zone remote prive di infrastrutture per trasportare o immagazzinare energia, trasformando potenziale inutilizzato in opportunità economica.
  • Supporto alle rinnovabili: Il mining può aiutare a stabilizzare le reti elettriche fornendo un flusso di entrate prevedibile. Quando fonti come eolico, idroelettrico o solare generano più energia del necessario, i miner possono assorbire il surplus, evitando sprechi, svendite o esportazioni inutili. Possono anche spegnersi istantaneamente quando richiesto, offrendo flessibilità alla rete. Ciò crea un modello finanziario vantaggioso per operatori di rete, miner e, in ultima analisi, la società.
  • Elettrificazione di nuove aree: In molte zone del mondo l’elettricità non è garantita o non ha incentivi economici per essere fornita. Il mining di Bitcoin può fungere da motore per rendere sostenibili nuovi progetti energetici, anche in regioni rurali o trascurate. Questo approccio è già in uso in paesi come Nigeria ed Etiopia. In Kenya, ad esempio, l’azienda Gridless gestisce miniere che utilizzano elettricità in eccesso da impianti rinnovabili.

TL;DR: Piuttosto che criticare il mining di Bitcoin, gruppi ambientalisti e decisori politici dovrebbero riconoscerne il potenziale per promuovere l’emancipazione finanziaria, sostenere la crescita delle rinnovabili, ridurre gli sprechi energetici e difendere i diritti umani.

Il Bitcoin come forza positiva

Dietro il dibattito sull’energia (e la discussione più ampia sul settore crypto) ci sono storie spesso ignorate. L’accesso all’energia ha sempre favorito la crescita delle società, e ciò vale ancora oggi. La differenza è che ora abbiamo più strumenti per usare l’energia con intelligenza. Il Bitcoin fa parte di questo cambiamento. Il suo utilizzo energetico non serve solo a mantenere operativa la rete, ma sostiene un nuovo tipo di sistema finanziario aperto a tutti.

Ecco alcuni degli impatti reali che il Bitcoin sta già producendo:

  • Una nuova riserva di valore che protegge i risparmi dall’inflazione e dalla svalutazione.
  • Educazione finanziaria, attraverso l’esplorazione della storia e dello scopo del denaro, e di come energia e tecnologia influenzano le nostre scelte.
  • Benefici umanitari in regimi oppressivi, offrendo un modo sicuro per proteggere e trasferire ricchezza.
  • Accesso globale al denaro senza bisogno di banche o cambi valuta.
  • Inclusione finanziaria per chi non ha accesso ai servizi bancari, grazie a un sistema aperto e apolitico.

Conclusione

È facile ridurre l’uso energetico del Bitcoin a un titolo o a una singola cifra. Ma questo raramente racconta l’intera storia. Guardando più da vicino, emerge un quadro diverso — in cui innovazione, sostenibilità e impatto positivo sono protagonisti. Il mining di Bitcoin non serve solo a proteggere una rete digitale. Sostiene l’accesso finanziario dove i sistemi tradizionali falliscono, consente agli individui di proteggere il valore del proprio lavoro, aiuta lo sviluppo delle energie rinnovabili e valorizza energia che altrimenti andrebbe sprecata. E sta evolvendo rapidamente — spinto da incentivi di mercato e innovazione.

Quando si definisce il mining di Bitcoin come uno spreco, vale la pena chiedersi: rispetto a cosa, e qual è il valore aggiunto? I dati indicano una realtà più complessa, e il mito semplicemente non regge.


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