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Da Elisabeth Oberndorfer
19.07.2021
La Cina è balzata nuovamente agli onori della cronaca quando il governo ha annunciato che vieterà il mining di Bitcoin nelle principali regioni del Paese. Che impatto avrà questa mossa sul mining, e come influirà tutto ciò sull’andamento del BTC? Scopriamolo insieme.
La Cina è balzata nuovamente agli onori della cronaca quando il governo ha annunciato che vieterà il mining di Bitcoin nelle principali regioni. Che impatto avrà questa mossa sul mining e come ciò influirà su BTC? Scopriamolo insieme.
Il mining è una parte vitale di Bitcoin: è il processo di verifica delle transazioni, il processo volto a garantire la sicurezza della rete e il raggiungimento del consenso comune senza la necessità di un'autorità centrale. Ciò significa che il mining è necessario per garantire che solo le transazioni legittime siano verificate nella blockchain della criptovaluta e per mantenere la rete in funzione. Come incentivo per continuare a investire nell'hardware specializzato e naturalmente nell'energia necessaria, i miner vengono ricompensati con bitcoin appena coniati. Nei primi tempi del Bitcoin i miner utilizzavano i loro computer privati, ma nel corso degli anni il settore si è sempre più professionalizzato ed è diventato meno attraente per i singoli miner.
Il mining di Bitcoin è noto per l'elevato consumo di energia durante il processo di risoluzione di complesse equazioni da parte dei miner – un processo che richiede un'alta potenza di calcolo che necessita di molta energia.
Questo processo è detto anche "Proof of work" e dimostra che l'elevata richiesta di energia di Bitcoin è una caratteristica voluta piuttosto che un effetto collaterale indesiderato. La motivazione è semplice: più la rete diventa forte, più diventa costoso attaccarla (ad esempio tramite un attacco al 51%).
Ed è qui che entra in gioco la recente notizia della repressione del mining di Bitcoin in Cina. Secondo diverse stime, in Cina si concentra fino al 75% della potenza di mining di Bitcoin. A maggio il Consiglio di Stato cinese ha annunciato che metterà al bando il mining in alcune province. Ciò ha provocato un calo del prezzo di BTC e, subito dopo, alcuni miner locali hanno deciso di interrompere l'attività. A giugno, la Cina ha esteso il divieto di mining di Bitcoin alla provincia del Sichuan, la seconda regione di mining più grande dopo lo Xinjiang. Circolano diverse teorie sul perché la Cina stia reprimendo il mining di criptovalute, una delle quali punta sul suo impegno per raggiungere l'obiettivo di diventare un Paese a emissioni zero entro l'anno 2060. Il fatto che il mining di Bitcoin sia fortemente dipendente dall'energia del carbone a basso costo avrebbe potuto impedire il raggiungimento di questo obiettivo. Il Consiglio di Stato spiega le sue mosse contro le criptovalute e il mining ricollegandole alle preoccupazioni per i rischi finanziari e il riciclaggio di denaro e vale la pena notare che la Cina sta lavorando a una propria valuta digitale emessa della banca centrale (CBDC) e quindi controllata dallo Stato: Bitcoin costituirebbe quindi una minaccia per una valuta digitale completamente centralizzata.
Qualunque siano le ragioni effettive, i recenti sviluppi hanno già avuto un grande impatto sul settore del mining: alla fine di giugno, il tasso di hash è sceso al suo livello più basso da maggio 2020 – il tasso di hash riflette la quantità di elaborazione e potenza di calcolo utilizzata nell'intera rete Bitcoin. Gli esperti suggeriscono che il tasso di hash rimarrà basso finché i miner colpiti dai recenti divieti non si saranno trasferiti. Un tasso di hash inferiore non ha un effetto immediato sui possessori di BTC e sugli investitori, ma la rete potrebbe essere più soggetta ad attacchi che con tassi di hash più alti.
Per i miner di Bitcoin, d'altra parte, un tasso di hash più basso significa che il mining è ancora più redditizio, poiché guadagnano più BTC con la stessa quantità di energia investita nella rete. Sebbene il tasso di hash di per sé non abbia necessariamente un impatto diretto sul prezzo di BTC, le recenti discussioni sul mining e la potenza di hashing hanno probabilmente alimentato la volatilità di Bitcoin nelle ultime settimane.
Quindi dove sono diretti i miner di Bitcoin ora che la Cina sta chiudendo il settore di mining locale? Gli Stati Uniti sembrano dare loro il benvenuto: gli analisti suggeriscono che il Texas sarebbe una destinazione privilegiata grazie alle risorse di energia rinnovabile e alle regolamentazioni favorevoli lì disponibili. Non si tratta peraltro di una nuova tendenza, poiché le società di mining di Bitcoin hanno iniziato a spostare le attività dalla Cina al Texas già dall'anno scorso.
BIT Mining, una delle più grandi mining pool, ha annunciato il suo investimento in un centro di data mining in Texas qualche settimana fa. Sembra, tuttavia, che la società trasferirà la sua attività principale dal Sichuan al Kazakistan e non negli Stati Uniti – il Kazakistan sembra essere una località suggestiva per la sua disponibilità di energia a basso costo derivante dalle miniere di carbone. Altre mete che potrebbero beneficiare dell'esodo di mining dalla Cina sono Canada, Islanda, Mongolia e Afghanistan.
Vedremo come questi cambiamenti influenzeranno il mix energetico di Bitcoin, argomento ampiamente discusso nei media mainstream. Secondo una recente indagine condotta dal Bitcoin Mining Council, si stima che il 56% dell'energia di Bitcoin nel II trimestre del 2021 provenga da risorse rinnovabili.
Anche se il governo cinese cambiasse la propria posizione sulle criptovalute in futuro, si ritiene che la maggior parte dei miner se ne andrà per sempre a causa delle incertezze. Anche altri Paesi hanno difficoltà con l'alto consumo di elettricità del mining di Bitcoin e l'Iran ha ordinato il divieto di mining a causa delle interruzioni di corrente elettrica. Così, mentre alcune parti del mondo stanno bloccando l'industria del mining, altre stanno lavorando duramente per offrire energia e infrastrutture a prezzi accessibili per attirare le mining pool e inserirsi nel business.
Probabilmente non avrà un impatto significativo per i possessori di BTC e gli investitori, a parte una maggiore volatilità mentre la potenza di mining viene trasferita. Tuttavia, alcune grandi società di mining stanno cogliendo l'opportunità di questa fase di transizione per concentrarsi sull'energia rinnovabile, dato che la fonte dell'alto consumo energetico del mining di Bitcoin è uno dei punti maggiormente criticati. Gli analisti sposano inoltre l'idea che il mining di Bitcoin sarà più decentralizzato e non più dipendente dalla Cina e di recente l'esperto di mining Zack Voell è giunto alla conclusione, espressa su Twitter, che ciò a cui stiamo assistendo è "una fase estremamente rialzista di lungo termine".
Così, seppure diversi titoli recenti hanno dimostrato di avere un'influenza sul prezzo di BTC, queste sfide possono essere ritenute una fase di transizione e istituzionalizzazione di Bitcoin.
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