La guida di Bitpanda alla tassazione cripto in Italia

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Da Bitpanda

La guida di Bitpanda alla tassazione cripto in Italia

Tempo di dichiarazioni? Niente panico. Che tu sia un investitore esperto o alle prime armi, è fondamentale comprendere il funzionamento della tassazione sulle criptovalute in Italia. Con l’introduzione di nuove regole e obblighi di dichiarazione sempre più rigorosi, la conformità fiscale è più importante che mai. Bitpanda e Blockpit, il nostro partner di fiducia, sono qui per aiutarti.

In Italia, la dichiarazione fiscale non riguarda più solo conti bancari e buste paga. Se detieni o utilizzi cripto, ci sono nuovi aspetti da considerare. Le normative attuali sono chiare: i guadagni da Bitcoin (BTC), Ethereum (ETH) o da meme coin sono soggetti a tassazione. Non si tratta solo di vendite: anche se non hai effettuato operazioni di trading, potresti comunque dover dichiarare quanto detieni.

In questa guida troverai tutto ciò che ti serve sapere: cosa è tassabile, quali moduli utilizzare e come rispettare le norme fiscali, evitando sanzioni e risparmiando dove possibile.

In Italia si pagano tasse sulle cripto?

Per anni, in Italia è mancato un quadro normativo chiaro sulla tassazione delle criptovalute. Le cripto venivano spesso assimilate a “valuta estera”, rientrando così in una zona grigia dal punto di vista fiscale. Di conseguenza, molti investitori non dichiaravano nulla, a meno che non superassero determinate soglie di detenzione o custodissero i propri asset su piattaforme estere. Questa mancanza di chiarezza ha generato interpretazioni divergenti e confusione in merito a cosa fosse effettivamente obbligatorio dichiarare.

Tutto è cambiato con la Legge di Bilancio 2023, che ha riconosciuto ufficialmente le criptovalute come strumenti finanziari. Da allora, i profitti derivanti dalla vendita di cripto sono stati inquadrati come redditi diversi di natura finanziaria e, di conseguenza, sono stati dichiarati soggetti a tassazione.

Attualmente, le plusvalenze derivanti da operazioni in criptovalute sono tassate con un’aliquota del 26%. La tassazione si applica nei seguenti casi:

  • quando vendi cripto in cambio di valuta fiat,
  • quando scambi una coin con un’altra,
  • quando utilizzi cripto per effettuare un acquisto.

Dal 1° gennaio 2025, la storica esenzione dei 2.000 € non è più valida. In passato, venivano tassati solo i guadagni annuali superiori a quella soglia. Oggi, invece, tutti i guadagni derivanti dalle criptovalute sono soggetti a tassazione, indipendentemente dall’importo. In aggiunta, se detieni cripto su piattaforme estere o in portafogli non italiani, sei obbligato a dichiararle nel quadro RW, anche se non hai effettuato vendite.

Tuttavia, alcune attività restano esenti da imposte. È il caso del trasferimento di cripto tra i tuoi portafogli personali e dell’acquisto di criptovalute con euro. Lo scambio tra criptovalute, incluse le stablecoin, potrebbe essere tassabile, a seconda della classificazione fiscale applicata. Per questo motivo, è fondamentale tenere traccia di tutte le operazioni e rivolgersi a un consulente fiscale

Attualmente sono disponibili due opzioni fiscali:

  • pagare il 26% sulle plusvalenze effettivamente realizzate,
  • optare per un’imposta sostitutiva del 14% sull’intero valore del portafoglio cripto al 1° gennaio 2025 (come previsto dalla Legge di Bilancio 2023, art. 1, comma 133).

Oltre alla tassazione sulle plusvalenze, ci sono altre imposte di cui gli investitori cripto in Italia dovrebbero essere consapevoli. Se le tue criptovalute sono custodite presso un intermediario italiano che agisce come sostituto d’imposta, potrebbe essere applicata in automatico un’imposta di bollo dello 0,2% sul valore del portafoglio. Se invece custodisci le cripto all’estero o in modalità autocustodiale (ad esempio con un hardware wallet), dovrai pagare la IVAFE, un’imposta patrimoniale pari allo 0,2% calcolata sul valore maggiore tra: il valore del portafoglio a fine anno e il picco massimo raggiunto durante l’anno. La IVAFE va dichiarata nel Quadro RW e versata manualmente tramite modello F24.

Se stai pensando di trasferirti in Italia (o lo hai appena fatto), c’è una novità fiscale importante da conoscere, soprattutto se possiedi redditi esteri consistenti o plusvalenze in cripto. Il Paese offre un regime di flat tax per i nuovi residenti: puoi scegliere di pagare un’imposta forfettaria annuale di 200.000 € sui redditi esteri, con un’aggiunta di 25.000 € per ogni familiare a carico incluso nel regime. Attenzione però: per essere eleggibile, è necessario non essere stati fiscalmente residenti in Italia per almeno 9 degli ultimi 10 anni.

Cosa cambierà nel 2026?

Dal 1° gennaio 2026 l’aliquota sulle plusvalenze cripto salirà al 33%, come previsto dalla Legge di Bilancio 2025.

Si tratta di un cambiamento importante, che riflette una maggiore attenzione da parte del fisco e si allinea alle nuove direttive europee, in particolare alla prossima direttiva DAC8, pensata per uniformare la dichiarazione fiscale delle criptovalute in tutti gli Stati membri dell’UE.

Se hai realizzato plusvalenze, indipendentemente dalla loro entità, è il momento giusto per affrontare seriamente il tema fiscale. Prepararti in anticipo ti aiuterà ad affrontare con tranquillità i prossimi cambiamenti normativi. Per supportarti, Bitpanda ha rinnovato la collaborazione con Blockpit, offrendoti una soluzione fiscale più chiara, rapida ed efficiente. Se sei un utente Bitpanda, puoi usufruire di uno sconto del 10% sulla tua prima licenza fiscale Blockpit dell’anno. Scopri di più qui.

Come calcolare i guadagni sulle cripto

Prima di presentare la dichiarazione dei redditi, è importante determinare con precisione i guadagni (o le perdite) derivanti dalle tue attività in criptovalute. Per farlo, è utile conoscere alcuni concetti base che ti permetteranno di calcolare correttamente le tue plusvalenze.

Gli elementi principali:

  • Costo d’acquisto: è l’importo che hai pagato per acquistare le cripto, incluse eventuali commissioni o costi al momento della transazione.
  • Valore di cessione: è quanto hai ottenuto dalla vendita, dallo scambio o dall’utilizzo delle cripto, espresso in euro al momento della transazione.
  • Plusvalenza o minusvalenza: è la differenza tra il valore di realizzo e il costo d’acquisto originario.

La formula:

Se, per esempio, hai acquistato 1 ETH a 2.300 € e in seguito lo hai venduto a 3.000 €, la tua plusvalenza è di 700 €.

Se hai effettuato più acquisti di criptovalute nel tempo, la normativa fiscale italiana prevede l’utilizzo del metodo FIFO (First In, First Out, ovvero il primo ad entrare è il primo ad uscire”). Questo significa che, nel calcolo delle plusvalenze, viene considerata come venduta per prima la cripto acquistata per prima. In mercati volatili, dove i prezzi cambiano rapidamente, il metodo FIFO può influenzare in modo significativo l’importo delle plusvalenze dichiarate.

Ecco come funziona nella pratica:

Supponiamo che tu acquisti 1 ETH a 2.000 € a marzo e un altro 1 ETH a 2.500 € a giugno. Poi, a settembre, vendi 1 ETH per 2.800 €.

Poiché in Italia si applica il metodo FIFO (First In, First Out), si considera venduto per primo l’ETH acquistato a marzo. Di conseguenza, la tua plusvalenza viene calcolata sulla base del primo acquisto, ovvero 2.000 €, con un guadagno di 800 €.

E se scegli l'Imposta sostitutiva sul patrimonio cripto?

Se opti per il regime dell'imposta sostitutiva sul patrimonio cripto, il calcolo delle imposte funziona in modo diverso: pagherai il 14% sul valore complessivo delle tue criptovalute detenute al 1° gennaio dell'anno fiscale.

Ricorda: puoi scegliere di pagare l’intero importo entro il 30 giugno oppure suddividerlo in tre rate annuali di pari importo a partire da quella data. In questo caso, verrà applicato un interesse annuo del 3% sul saldo residuo dopo il primo pagamento.

Cosa succede in caso di perdita?

Non tutte le operazioni di trading si concludono con un guadagno, ma anche una perdita può offrire delle opportunità. Secondo la normativa fiscale italiana, le perdite derivanti dal trading possono essere compensate con eventuali plusvalenze, contribuendo così a ridurre l’imposta complessiva da pagare. Inoltre, le perdite non utilizzate possono essere riportate nei cinque anni successivi e tornare utili nei periodi d’imposta futuri.

Le perdite derivanti da truffe, attacchi hacker o dalla perdita di accesso ai portafogli rimangono un’area grigia, perché l’Agenzia delle Entrate non ha ancora chiarito se possano essere considerate minusvalenze. In caso di situazioni simili, è fondamentale denunciare l’accaduto alle autorità competenti.

Come presentare la dichiarazione dei redditi cripto in Italia

Una volta calcolate le plusvalenze e raccolti tutti i dati, è il momento di procedere con la dichiarazione. Per compilare correttamente la sezione relativa alle criptovalute, avrai bisogno di alcune informazioni fondamentali:

  • le date di tutte le transazioni effettuate,
  • le criptovalute coinvolte,
  • il tipo di transazione (acquisto, vendita, scambio, ecc.),
  • gli importi e i valori in euro,
  • la perdita o il guadagno realizzati per ciascuna transazione.

Raccogliere i dati necessari con Bitpanda è semplicr. La nostra piattaforma ti offre una panoramica chiara di tutta la tua attività e, quando arriva il momento di preparare la dichiarazione dei redditi, puoi collegarti direttamente via API a Blockpit per generare un resoconto fiscale completo, conforme alla normativa italiana.

I resoconti fiscali di Blockpit sono un servizio a pagamento, ma come utente Bitpanda riceverai uno sconto del 10% sulla tua prima licenza annuale. Il resoconto copre tutti i tuoi depositi, soluzione ideale se operi su più piattaforme.

Vuoi scoprire come funziona? Guarda il nostro tutorial e scopri come creare il tuo resoconto fiscale tramite Bitpanda con Blockpit:

Quale modello devi utilizzare?

A seconda della tua situazione fiscale, potrai utilizzare uno dei seguenti modelli:

  • Modello 730: ideale per chi ha redditi da lavoro dipendente e vuole richiedere detrazioni o crediti d’imposta. Non è però adatto a chi possiede criptovalute detenute all’estero o ha situazioni fiscali più complesse.
  • Modello Redditi PF: pensato per chi deve dichiarare plusvalenze, transazioni in criptovalute o attività finanziarie estere. È la scelta più indicata per la maggior parte degli investitori in cripto.

All’interno del Modello Redditi PF, ci sono due sezioni fondamentali per le cripto:

  • Quadro RT: per dichiarare le plusvalenze derivanti dalla vendita o dal trading di cripto.
  • Quadro RW: per segnalare criptovalute detenute all’estero o altri asset finanziari offshore.

Entrambi i quadri possono essere compilati online tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate, con il supporto di un CAF (Centro di Assistenza Fiscale) oppure con l’aiuto di un professionista abilitato.

Scadenze da tenere a mente

L’anno fiscale in Italia va dal 1° gennaio al 31 dicembre, ma le scadenze per la dichiarazione dei redditi variano in base al modello utilizzato:

  • Entro il 30 giugno: se scegli l’imposta sostitutiva del 14%, devi versarla per intero oppure iniziare la prima di tre rate annuali. Nota bene: sui pagamenti successivi si applica un interesse annuo del 3%.
  • Entro il 30 settembre: è il termine per inviare il Modello 730, ideale per lavoratori dipendenti o per chi ha una situazione fiscale semplice.
  • Entro il 31 ottobre: è l’ultima chiamata per presentare il Modello Redditi PF, necessario per dichiarare plusvalenze cripto e attività estere tramite i quadri RT e RW.

Come ottimizzare la tassazione sulle criptovalute

Le regole fiscali stanno diventando più rigorose, ma esistono ancora modi intelligenti e del tutto legali per ridurre l’imposta da pagare. Ecco alcune strategie da considerare:

  • Conserva le tue cripto: se non vendi, non realizzi una plusvalenza e quindi non devi pagare alcuna imposta.
  • Compensa le perdite: le perdite da trading possono compensare i guadagni e possono essere riportate fino a cinque anni.
  • Valuta l’imposta sostitutiva del 14%: se il tuo portafoglio è cresciuto nel tempo, questa opzione può essere un modo più efficiente per dichiarare le tue cripto, senza dover tracciare ogni singola operazione di trading.

Altre tasse da considerare

Non tutti i guadagni in cripto derivano dalla vendita e in alcuni casi possono essere tassati come redditi personali. Anche se la normativa ufficiale è ancora limitata, la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che i proventi da staking o prestito siano probabilmente trattati come redditi, come accade in molti altri Paesi. In tal caso, l’aliquota fiscale dipende dal proprio scaglione di reddito, variando dal 23% al 43%.

Attualmente non esistono regole specifiche per il mining, ma se l’attività viene inquadrata come professionale o imprenditoriale, potrebbe essere soggetta a tassazione come reddito d’impresa. Infine, i protocolli DeFi restano in una zona grigia dal punto di vista normativo. Vista la loro complessità, è consigliabile rivolgersi a un consulente fiscale esperto in criptovalute per ottenere indicazioni personalizzate.

Considerazioni finali

Gestire la tassazione sulle criptovalute in Italia può sembrare complesso, ma il giusto supporto fa la differenza. Che tu stia calcolando le plusvalenze, dichiarando i tuoi asset o cercando di prepararti ai prossimi cambiamenti normativi, la pianificazione è essenziale.

Con Bitpanda e Blockpit al tuo fianco, hai gli strumenti giusti per affrontare la dichiarazione fiscale con più serenità.


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Questo articolo non costituisce una consulenza finanziaria né un’offerta o un invito all’acquisto di asset digitali.

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