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Da Bitpanda
30.04.2025
Un portafoglio composto al 100% da oro è la classica scelta difensiva. L’oro tende a salire quando i mercati scendono o quando le banche centrali abbassano i tassi, rendendolo una copertura efficace contro la svalutazione monetaria. Tuttavia, non performa altrettanto bene nei periodi di crescita economica. L’economia globale attraversa cicli differenti, e ciascun metallo prezioso reagisce in modo diverso.
Mentre l’oro continua a toccare massimi storici, argento, platino e palladio meritano attenzione nel 2025. L’argento bilancia l’uso industriale, che rappresenta circa il 50% della domanda, con una funzione monetaria. Platino e palladio, utilizzati per oltre l’80% nei settori automobilistico ed elettronico, riflettono più direttamente l’attività economica. Aggiungere argento, platino e palladio può aiutare a bilanciare il rischio e a sfruttare diverse aree dell’economia.
Le performance di prezzo dell’argento negli ultimi anni hanno mostrato forti oscillazioni:
Marzo-agosto 2020: balzo del 143%, da 12 a 29,2 dollari per oncia. Gli importanti stimoli pubblici durante la pandemia di COVID-19 hanno alimentato timori d’inflazione. Queste paure hanno spinto gli investitori verso beni rifugio come l’argento, noto per il suo ruolo di copertura in tali situazioni.
2021–2023: fase di consolidamento tra 18 e 26 dollari. L’aumento dei tassi reali e il rafforzamento del dollaro hanno pesato sui prezzi. Questi due fattori aumentano il costo di mantenere l’argento, che non produce rendimento. Storicamente, la correlazione tra l’argento e questi due indicatori è tra -0,7 e -0,9: quando i tassi salgono, l’argento tende a perdere valore.
Dal 2024: ritorno sopra i 30 dollari. L’attesa di un taglio dei tassi da parte della Fed (la banca centrale statunitense) ha dato slancio all’argento. Le crescenti tensioni geopolitiche hanno inoltre ravvivato l’attrattiva di questo asset rifugio tradizionale.
Dal 2022, l’argento si è mosso in modo sorprendente, allontanandosi dai suoi legami abituali con tassi e dollaro. Nonostante l’apprezzamento marcato del dollaro (+15%) e il forte aumento dei tassi reali (+200 punti base), l’argento è salito del 20% tra gennaio 2022 e novembre 2024. Ciò indica che altri fattori fondamentali, come la domanda industriale robusta o un rinnovato interesse degli investitori, hanno prevalso nella formazione del prezzo. Alcuni lo vedono anche come un segno di maggiore maturità del mercato.
Un dato utile per contestualizzare: tenendo conto dell’inflazione, il prezzo attuale di circa 30 dollari resta ben al di sotto dei massimi storici. Il picco del 1980 corrisponderebbe a 153 dollari attuali, quello del 2011 a circa 57 dollari. Questo ridimensiona i guadagni recenti e fa riflettere sul potenziale di crescita dell’argento.
Una copertura efficace contro l’inflazione
Quando aumentano le aspettative di inflazione di lungo periodo, gli analisti ritengono che l’argento si difenda meglio di altri asset. È successo che l’inflazione a dieci anni abbia superato la soglia chiave del 2,5%. Uno studio di Bloomberg ha mostrato che, nelle ultime 8 volte in cui ciò è accaduto, l’argento è salito in media del 18% nei sei mesi successivi.
Questo fenomeno è dovuto al duplice status dell’argento come investimento e metallo industriale. Da un lato, l’argento guadagna valore quando gli investitori cercano rifugio vendendo asset tradizionali (come azioni e obbligazioni). Dall’altro, resta stabile perché le industrie cercano comunque di garantirsi le forniture.
Un forte potenziale di recupero rispetto all’oro
Il rapporto oro/argento è attualmente vicino a 80, ma la media storica di lungo termine è più vicina a 60. Alcuni analisti ritengono quindi che l’argento sia significativamente sottovalutato rispetto al metallo giallo. Se il rapporto tornasse a un valore normale, l’argento potrebbe guadagnare circa il 30%. A ciò si sommano le prospettive favorevoli della domanda industriale legata alla transizione energetica, che potrebbe amplificare il recupero.
Il prezzo dell’argento è storicamente 1,4 volte più volatile rispetto a quello dell’oro. Ciò è dovuto alla sua forte sensibilità alle fluttuazioni dell’attività industriale globale. Durante le ultime tre recessioni statunitensi, l’argento è inizialmente sceso del 20–30%, penalizzato dal calo violento della domanda industriale. In ogni occasione, ha poi rimbalzato altrettanto rapidamente quando la Fed ha allentato la politica monetaria.
Il prezzo dell’argento dipende anche da quello di altri metalli base. La maggior parte dell’argento proviene da miniere focalizzate su metalli come piombo o zinco. Se questi rallentano, anche l’offerta d’argento ne risente.
È quanto accaduto nel 2020–2021. I prezzi di piombo (-30%) e zinco (-35%) sono crollati, rallentandone l’estrazione. La produzione mineraria d’argento è a sua volta precipitata, causando un deficit record di quasi 265 milioni di once (circa il 30% della domanda annua). I mercati prestano quindi molta attenzione alle informazioni provenienti dalle miniere "primarie" di argento, come quelle di Pan American Silver, Hecla Mining o First Majestic Silver.
Il palladio ha vissuto uno dei percorsi di prezzo più spettacolari tra i metalli preziosi. Tra il 2016 e il 2022, questo metallo relativamente poco noto ha offerto una storia molto diversa rispetto all’argento:
È sorprendente che i prezzi del palladio siano crollati, nonostante la domanda superi ancora l’offerta. I deficit di mercato sono significativi:
Questa contraddizione evidenzia un principio fondamentale dei mercati finanziari: i prezzi riflettono più le aspettative future che la situazione attuale. Gli investitori si posizionano oggi su ciò che prevedono per il domani.
Un dato emblematico di questo cambio radicale di percezione: la posizione speculativa netta sui contratti future sul palladio al NYMEX (New York Mercantile Exchange) era di -15.260 contratti a inizio marzo! Si tratta di un livello storicamente alto di vendite allo scoperto. L’ultima volta che questo indice COT (Commitment of Traders) è stato negativo risale al 2002. Gli speculatori, per anni grandi acquirenti, sono ora prevalentemente ribassisti. Questa posizione collettiva di vendita è uno dei motivi per cui i prezzi continuano a calare nonostante i deficit di mercato.
Il valore del palladio risiede nella sua efficienza catalitica, soprattutto alle basse temperature. È perciò indispensabile nei catalizzatori per veicoli termici e ibridi, che rappresentano circa l’80% della domanda. Supera il platino nei motori a benzina, convertendo i gas di scarico in emissioni meno tossiche. Ogni catalizzatore contiene da 2 a 7 grammi, a seconda delle dimensioni del motore e delle normative.
Le applicazioni industriali secondarie rappresentano circa il 16% della domanda:
Il palladio è utilizzato anche in nuove tecnologie emergenti come le celle a combustibile a idrogeno, sebbene in questo caso si preferisca il platino per la maggiore stabilità.
Il passaggio ai veicoli 100% elettrici rappresenta il rischio più rilevante per il palladio. Il motivo è semplice: le auto elettriche a batteria non utilizzano catalizzatori! La principale fonte di domanda è quindi destinata a calare. Le proiezioni del WPIC (World Platinum Investment Council) indicano un possibile cambio radicale nell’equilibrio del mercato. In particolare, se oggi l’offerta è insufficiente, questa situazione potrebbe presto trasformarsi in surplus.
È proprio per questa previsione che gli speculatori sono per lo più venditori, con 15.260 contratti in vendita a marzo – un evento che non si vedeva da vent’anni!
Un altro rischio per il palladio è la concentrazione geografica della produzione. L’offerta di palladio "primario" (estratto da miniere) è concentrata per il 40% in Russia, principalmente come sottoprodotto dell’estrazione di nichel. Il secondo produttore mondiale è il Sudafrica con il 35%, attraverso miniere dedicate ai metalli del gruppo del platino (PGM). Insieme, questi due Paesi forniscono i tre quarti dell’offerta mondiale.
Il platino riveste un grande valore per l’industria automobilistica, che rappresenta il 40% della sua domanda. È utilizzato nei catalizzatori per motori diesel. La crescita dei veicoli ibridi compensa in larga parte il calo dei motori tradizionali. In effetti, le auto ibride richiedono quantità ancora maggiori di metalli preziosi rispetto ai veicoli convenzionali, per gestire la complessità della doppia motorizzazione. Il platino ha quindi ancora un futuro promettente nel settore automobilistico.
La gioielleria rappresenta quasi un quarto della domanda globale. Il platino resta particolarmente popolare in Giappone e conosce un rinnovato interesse in Cina e negli Stati Uniti, dove la sua rarità e la maggiore durabilità rispetto all’oro sono sempre più apprezzate. Si tratta di un mercato di nicchia, certo, ma resiliente.
Le varie applicazioni industriali costituiscono il 30%. Molto versatile, il platino è utilizzato in numerosi processi critici:
Il percorso del platino è stato piuttosto instabile. Dopo un rimbalzo, ha subito uno shock importante con lo scandalo Dieselgate nel 2015, che ha ridotto notevolmente la quota di mercato dei motori diesel in Europa. Da allora, il prezzo è stagnante tra 800 e 1.000 dollari l’oncia, ben al di sotto dei picchi storici. Sorprendentemente, oggi il platino è quotato meno del palladio – una situazione inedita negli ultimi anni. Ma diversi segnali fanno pensare a un possibile ritorno.
I deficit di mercato persistono. Secondo i dati del World Platinum Investment Council, l’offerta di platino continuerà a rimanere indietro. Questi deficit rappresentano oltre il 10% dell’offerta annua totale (circa 8 milioni di once).
I vincoli sull’offerta sono strutturali. L’industria mineraria sudafricana, che fornisce circa il 72% della produzione mondiale di platino, affronta diverse sfide: riduzione della forza lavoro, taglio dei budget di investimento, chiusura o mantenimento in stand-by di varie attività, come il pozzo 4B di Marikana o la miniera Merensky di Two Rivers. Diversi progetti di espansione sono stati rinviati, come le miniere Bafokeng Styldrift e Bokoni.
Questi elementi fanno pensare che l’offerta non riuscirà ad allinearsi alla domanda. Il riciclo, sebbene in crescita, non sarebbe sufficiente a riequilibrare il mercato. A differenza del palladio, il platino soffre per la diminuzione del numero di veicoli diesel disponibili per il recupero, conseguenza diretta del Dieselgate.
Tutti questi fattori spingono gli analisti a ritenere che il platino possa rivalutarsi significativamente nei prossimi dieci anni. Un potenziale che gli investitori cominciano a percepire, come dimostra l’esplosione della domanda di investimento in Cina, moltiplicata per otto in cinque anni.
Storicamente, il platino veniva scambiato a un prezzo superiore a quello dell’oro, a testimonianza della sua maggiore rarità e delle sue molteplici applicazioni industriali vitali. Oggi il rapporto è di 0,55: in altre parole, il prezzo del platino è inferiore del 45% rispetto a quello dell’oro, mentre la media di lungo termine si avvicina a 1. Questo suggerisce un potenziale di recupero significativo. Il ritorno a questo valore "normale" implicherebbe quasi un raddoppio del prezzo!
Per molti analisti, i prezzi del platino potrebbero restare relativamente stabili nel breve termine (orizzonte 2025), semplicemente perché gli stock attuali possono ancora soddisfare la domanda immediata. Nel medio termine, però (2026–2028), molti ritengono che un aumento dei prezzi sia inevitabile, con il perdurare dei deficit di mercato e l’esaurirsi delle scorte.
Nel lungo periodo (oltre il 2028), il platino potrebbe beneficiare notevolmente dallo sviluppo dell’economia dell’idrogeno, dove svolge un ruolo centrale e difficilmente sostituibile nelle celle a combustibile. Se l’idrogeno manterrà le sue promesse, il platino potrebbe vivere un “superciclo” paragonabile a quello del palladio negli anni 2010 con l’ascesa dei motori a benzina.
Ogni investitore ha obiettivi e livelli di tolleranza al rischio differenti. Ecco alcune chiavi per capire quale metallo prezioso si adatti meglio al proprio profilo.
Per trader attivi alla ricerca di opportunità nel breve termine
L’argento offre un buon rapporto rischio/rendimento e forte liquidità. È apprezzato dagli investitori che vogliono sfruttare movimenti rialzisti di alcune settimane o mesi. La sua volatilità è più alta rispetto all’oro (circa 1,5 volte), il che gli conferisce un potenziale di performance superiore nel breve periodo.
Anche il palladio può registrare movimenti interessanti. Di solito questi sono legati a notizie sulla produzione globale. Ad esempio, un’interruzione della produzione russa (40% dell’offerta mondiale) può far salire o scendere il prezzo in modo netto. Attenzione però: per molti analisti, la tendenza di fondo resta ribassista, poiché l’ascesa dei veicoli elettrici riduce gli acquisti dei grandi costruttori automobilistici.
Per investitori di lungo periodo
L’argento è un bene rifugio apprezzato nei periodi d’inflazione. Storicamente, ha sovraperformato l’oro durante le fasi di accelerazione dei prezzi. Inoltre, la sua componente industriale (50% della domanda) gli permette di capitalizzare meglio sulle fasi di ripresa economica.
Il platino combina diversi punti di forza di lungo termine secondo gli analisti. Beneficia di una domanda resiliente e diversificata, di deficit persistenti (circa 10% negli ultimi anni) e di un potenziale di crescita legato alle tecnologie verdi (in particolare le celle a combustibile a idrogeno). Inoltre, la sua valutazione storicamente bassa rispetto a oro e palladio suggerisce un forte margine di rivalutazione.
Per investitori “prudenti” attenti alla diversificazione
L’argento ha una bassa correlazione con azioni e obbligazioni, specialmente nei periodi di tensione economica. Negli ultimi 20 anni, la sua correlazione con l’S\&P 500 è pari a 0,25 e a -0,10 con i Treasury statunitensi. In altre parole, l’argento tende a salire quando le azioni scendono, rendendolo un investimento interessante in previsione di correzioni azionarie.
Il platino potrebbe offrire un’esposizione unica a tematiche future legate all’economia dell’idrogeno. Molti fondi d’investimento si stanno posizionando su questo megatrend. L’idea è che convenga puntare su un componente delle celle a combustibile, piuttosto che su quelli delle batterie per veicoli elettrici (un mercato troppo competitivo e con margini compressi).
In generale, è importante ricordare che queste caratteristiche evolvono ed è fondamentale rivalutare regolarmente il posizionamento di ogni metallo alla luce delle principali tendenze. Questo articolo ha l'obiettivo di fornirti spunti utili – e non consigli finanziari – per aiutarti a restare informato.
Al termine di questa analisi, una cosa è chiara: un portafoglio 100% oro è certamente difensivo e prudente, ma presenta dei limiti. Se da un lato offre una protezione apprezzabile in caso di crisi, dall’altro non beneficia delle fasi di espansione economica. Integrando altri metalli preziosi, si introducono asset che seguono meglio i grandi cicli:
I metalli preziosi permettono di aggiungere diversi strati al portafoglio, rendendolo più diversificato e in grado di adattarsi ai vari ritmi dell’economia. Investire in metalli significa anche diversificare geograficamente:
Distribuendo gli investimenti tra queste aree, si costruisce un portafoglio meno vulnerabile agli shock regionali. È possibile trasformare certi rischi in opportunità, cogliendo rialzi legati a incertezze geopolitiche.
Infine, ogni metallo prezioso ha una propria temporalità, un proprio ritmo economico:
Diversificare con successo nei metalli preziosi richiede di comprenderne i comportamenti – se siano guidati da logiche monetarie o industriali, da cicli brevi o lunghi, da fattori geopolitici o di tempismo. Mescolare questi elementi con attenzione può aiutarti a costruire un portafoglio equilibrato e flessibile.
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